"Cucinone" delle feste dei Medici
FIRENZE.
Rinasce il
"cucinone" delle feste dei Medici in Palazzo Pitti. Grazie all'intesa
tra Polo museale fiorentino ed Ente Cassa di risparmio di Firenze, è stato
infatti recuperato uno degli ambienti più curiosi, e meno noti, dell'antica
reggia, il grande spazio dove, fin dall'epoca di Ferdinando I e di Cosimo II,
si allestivano le pietanze per feste, spettacoli e banchetti. Il 'cucinone'
lavorò a pieno regime per svariati secoli, almeno fino ai tempi dei Savoia, che
fecero di Palazzo Pitti la reggia della capitale del Regno d'Italia tra il 1865
e il 1870 ed ebbero senz'altro modo di utilizzarlo con estrema frequenza.
Lo spazio entrerà a far parte del
percorso museale di Palazzo Pitti, ma sarà visibile solo attraverso visite
accompagnate.
Per il completo recupero
dell'ambiente, è stato spiegato oggi, venerdì 29 nel corso della presentazione
dell'intervento, sono occorsi circa tre mesi di lavoro, per una spesa totale di
circa 100mila euro, sostenuta per quasi metà della somma dall'Ente Cassa di
risparmio.
Per il patrimonio culturale italiano,
e in particolare per il sistema museale statale di Firenze, si tratta di un
importante recupero che avviene proprio nel periodo di svolgimento dell’“Expo”
di Milano, dedicata al cibo, proprio come fu lo storico “cucinone” di Palazzo
Pitti.
“La riapertura e l’inserimento nel
percorso museale della Galleria Palatina di un primo lotto degli spazi
utilizzati per la preparazione del cibo è qualcosa che non solo suscita una
giusta curiosità nell’uomo d’oggi, ma anche integra perfettamente la conoscenza
storica che noi possiamo farci di quella vita e di questa fabbrica – ha detto Paola
Grifoni, Segretario regionale del Mibact per la Toscana -. La direzione
della Galleria Palatina e l’ufficio tecnico dell’ex-Soprintendenza per il Polo
Museale Fiorentino, decisi a profittare per questo restauro dell’interesse che
le tematiche del cibo in tutte le sue accezioni hanno suscitato nell’anno
dell’Expo, hanno potuto contare sul sostegno determinante dell’Ente Cassa di
Risparmio di Firenze. Grazie ad esso la kermesse nazionale lascerà anche a
Pitti un frutto duraturo, la riapertura di una sala che permette la scoperta di
un aspetto un aspetto inedito, ed affascinante, della vita del palazzo”.
“È motivo di grande soddisfazione –
ha dichiarato Umberto Tombari, Presidente Ente Cassa di Risparmio di
Firenze - poter restituire piena visibilità, per il semplice visitatore così
come per lo studioso, ad uno degli ambienti più singolari e curiosi di quella
che fu un tempo la Reggia di Palazzo Pitti e ci fa piacere che questa
inaugurazione si collochi in un anno davvero speciale per la nostra Città e per
il Paese, caratterizzato dalle celebrazioni per Firenze Capitale e dall’Expo
dedicata proprio al tema dell’alimentazione, in un connubio ideale con la
suggestiva riscoperta e riappropriazione di una ‘stanza’ speciale di Palazzo
Pitti che trova ora un nuovo corso ed una nuova vita”. “Palazzo Pitti è un
organismo architettonico straordinario e anche di una straordinaria complessità
dal punto di vista storico immediata – ha affermato Matteo Ceriana,
Direttore della Galleria Palatina -; aprire al pubblico la cucina vuol dire
mettere a disposizione del pubblico una parte della vita quotidiana del palazzo
che completa, con il giusto contraltare, le grandi sale di rappresentanza e gli
appartamenti monumentali dimostrando che l’organizzazione della corte era un
sistema sofisticato. Le antiche consuetudini di vita a Pitti acquistano, per
noi in simili spazi una verità ed un’evidenza”. “Per chi, come me, si occupa di
conservazione e restauro – ha sottolineato Mauro Linari, Direttore
dell’Ufficio Tecnico della ex-Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino - è
stato un piacere ricercare e riscoprire sotto tinte e murature il passato di
questi ambienti nella dimensione del loro utilizzo quotidiano come cucina del
palazzo”.
Oggi finalmente, con il restauro e
l’apertura al pubblico del cucinone di Ferdinando I, il percorso museale di
Pitti si arricchisce di un tassello importante. Il palazzo può mostrare una
delle sue tante facce nascoste, che incuriosiscono e affascinano chi della
reggia vuol conoscere, al di là dei musei che essa ospita e degli splendori che
vi si conservano, anche le testimonianze legate alla sua funzione di residenza
regale; di fronte agli enormi camini, ai forni, ai lavabi, ai lucenti utensili
in rame sarà facile immaginare il lavorìo che ferveva in questi luoghi durante
i pranzi che si preparavano per il Granduca e i personaggi in visita o i
rinfreschi che si offrivano agli ospiti fra un ballo nella “Sala delle Fighure”
(poi Sala delle Nicchie) e una recita nel Salone delle Commedie. Presso la
corte medicea, soprattutto al tempo di Ferdinando I e di Cosimo II, feste,
spettacoli e banchetti si susseguivano con grande frequenza, proseguendo spesso
fino a notte fonda; in queste occasioni, non v’è dubbio, il cucinone di Pitti
ebbe certo un ruolo da protagonista. Oggi l’ambiente si presenta completamente
risanato e recuperato, un antro dove pare ancora di sentire la permanenza
dell’odore della fatica dell’uomo, del sacrificio animale e del trasformato
vegetale. La musealizzazione dell’antico “cucinone” – con il progetto
museografico e allestitivo dello stesso Matteo Ceriana insieme a Maurizio
Catolfi - permetterà non solo di percepire l’ambiente dal punto di vista
architettonico, ma anche di ammirare una selezione di oggetti che un tempo
furono d’uso comune durante i secoli del suo funzionamento e che provengono da
vari depositi, tra cui quella della Guardaroba di Palazzo Pitti curata da
Rosanna Morozzi, così come dallo stesso “cucinone” dove erano rimasti per
decenni. Infine all’angolo formato da due antichi tavoli da lavoro della
“cucina comune”, sarà visibile Natura morta con fiasco, dipinto del XVII secolo
attribuito al Pensionante di Saraceni.
LA STORIA Acquistato nel 1549 da Cosimo I de’ Medici e Eleonora di Toledo, insieme
al terreno retrostante, destinato a divenire il Giardino di Boboli, per ordine
di Ferdinando I Palazzo Pitti fu dotato di nuove cucine, ovvero un complesso di
stanze, stanzini, corridoi e cortili, separato dall’edificio principale e
collegato a esso da un ponte coperto, come appare chiaro nella “lunetta”
dipinta da Giusto Utens dedicata proprio a Palazzo Pitti e a Boboli. Le notizie
documentarie sui lavori alle nuove cucine, iniziati intorno al 1588, terminano
nel 1599; è probabile quindi che si sia voluto concluderne la costruzione in
tempo utile per esser pronti ad accogliere degnamente i numerosi invitati che,
nell'autunno dell’anno successivo, affollarono la reggia durante i festeggiamenti
per le nozze di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia. In quel momento il
nuovo spazio funzionale risponde perfettamente alle prescrizioni che la
trattatistica contemporanea detta per tali spazi: “siano spaciose, e di buona
altezza; acciò che non si riscaldino facilmente, né acciechi il fumo, o del
foco, o delle cose che si cuoceno: si facciano in volto per assicurarle da gli
incendi e per il bagnare, e perché non rendino rumore; oltre che saranno anco
più fresche”. Nel mezzo secolo successivo, e in particolare tra il 1631 e il
1640, le cucine furono inglobate nel palazzo che si estese verso Porta Romana,
e quando fu costruita la Spezieria medicea, con quel particolare orientamento
obliquo dovuto al suo assestarsi lungo il confine che separava la proprietà
granducale da quelle di privati cittadini, la zona fu saturata. Nel periodo
lorenese l’area delle cucine subì numerose e sostanziali trasformazioni
architettoniche. Leopoldo II di Lorena e, dopo di lui, i Savoia, preferirono
abitare nella moderna e ariosa palazzina della Meridiana piuttosto che nei
sontuosi appartamenti granducali. Anche dopo il passaggio del palazzo allo
Stato italiano (1919) e fino agli anni Quaranta alcuni esponenti del ramo
cadetto degli Aosta ebbero i loro appartamenti a Pitti; a Emanuele Filiberto fu
riservato il quartiere posto all’estremità sud della Meridiana, che da lui
prese il nome di Quartiere del Conte di Torino. In seguito il “cucinone” fu
praticamente abbandonato e trasformato in deposito permanente degli arredi
dismessi della Galleria Palatina.